SCUSI LA STRADA PER INNSBRUCK SENZA IL PEDAGGIO? – L’AVER CURA E’ UNA COMPETENZA EDUCABILE
Confine autostradale del Brennero verso l’Austria. Un precursore
Terra! Terra!
Rodrigo de Triana, è stato un marinaio spagnolo e più precisamente l’uomo che per primo avvistò le Americhe nel primo viaggio di Cristoforo Colombo.
Il primo a vedere. In un certo senso un precursore.
Un’ altra persona riuscì a vedere oltre, ma più vicino ai giorni nostri…
Confine autostradale del Brennero verso l’Austria. Pochi chilometri da Innsbruck. Al casello.
“Buongiorno, scusi la strada per arrivare ad Innsbruck senza pedaggio? Per evitare di pagare il bollino autostradale giusto per una volta”.
“Arrifederci” proferisce il casellante guardando dritto davanti a sé, puntando lo sguardo verso il nulla.
Non ho bisogno di girarmi, so che non c’è coda nè fretta.
Ingenuo e gentile, immagino che non abbia capito. Ci riprovo:“Scusi per non sbagliare, dove devo andare per…”
“Arrifederci” – ripete tra l’ inquietante e l’irritante.
Potevo fermarmi lì, ma lo spiazzamento e l’irritazione mi portano a fare un terzo tentativo. Ero disorientato. Ciò che stava accadendo non poteva essere vero.
“Scusi le sto semplicemente chiedendo…”
Non risponde neanche. Continua a fissare il nulla. Forse non sta bene. Anzi di sicuro.
Riparto combattuto tra la voglia di restituirgli in qualche modo la cortesia e l’inquietudine di aver incontrato qualcuno veramente fuori.
Sarà stato il 1995 circa. Un precursore. Un inconsapevole innovatore.
Oggi
Negozi
Uno qualsiasi, cambiano i negozi, ma la scena si ripresenta con deprimente frequenza.
In uscita: “Grazie arrivederci” – io rivolto ai commessi.
“Arrivederci” – la mia compagna anch’essa verso di loro.
Nessuna risposta.
Altra location. Identica salvo per un dettaglio.
“Grazie arrivederci” – sempre io ai commessi.
Nessuna risposta.
“Arrivederci”. Sempre la mia compagna, ma questa volta rivolta a me. Come se fosse la commessa.
“Almeno qualcuno ti saluta!”.
Dopo un po’ di volte è diventato un rito.
Si esce.
Io ringrazio.
Lei contraccambia.
Conoscendola prima o poi introdurrà qualcosa tipo: Torni a trovarci!
Fa sorridere. Ma non molto in fondo.
Telefonata
Sono impegnato. Mi telefona la figlia di un parente che non sento da tempo. Appena possibile richiamo. La saluto curioso e cordiale…
2, massimo 3 sono i secondi di silenzio dall’altra parte. Mi riattacca. Senza una parola…
Guardo il cellulare per conferma. Boh… Mi ha proprio riattaccato. Cosa le direbbe un adolescente? Zia, ma ce la fai?
App di incontri
Tempo 0: si concorda l’appuntamento.
Tempo 0 + qualche ora: si finisce a letto con grandi entusiasmi e convinte dichiarazioni di intenti.
24 ore dopo: il bloccato resta lì con sguardo vuoto a fissare l’icona grigia di whatsapp; il bloccante sparisce indifferente come se nulla fosse. In fondo senza neanche un Arrifederci.
Cosa sta accadendo alle comunicazioni? Alle interazioni? Già a partire da quelle piccole e banali?
Zio ma ce la fai??? direbbe un adolescente.
Una pazientina invece mi spiegò: “Certo tra compagni ci chiamiamo, ci chiediamo qualcosa ad esempio i compiti, poi si riattacca senza dire niente. Semplicemente butti giù”.
Io ero senza parole.
Lei per fortuna un quarto di sorrisino ce l’aveva. Evidentemente per un quarto capiva l’assurdità. Gli altri tre quarti sono inquietanti o avvilenti. Poi è sparita. Anche lei, senza neanche un Arrifederci.
Non sono tutti così. Ci sono anche quelli molto carini, rispettosi, gentili. Meglio definirli socialmente competenti.
O banalmente “ben educati” (Nonna, 1982, pg. di vita).
Forse nella società dei contatti e delle connessioni sopravvive quel naturale bisogno di distanza e il senso del troppo addosso.
Quel bisogno di camminare da soli in montagna, che una volta soddisfatto porta a salutare con sincero piacere l’altro viandante che di tanto in tanto procede in direzione contraria.
Forse il senso del –non si è mai abbastanza connessi– come cercano di farci sentire social media, app e loro founders non ha soffocato del tutto il senso del troppo connessi, troppo esposti, troppo tutto.
Se così fosse, resta l’avvilente, ma almeno ci sarebbero una logica ed una legittimità in queste drastiche ‘stroncature’.
Peccato rischi di scomparire la banale buona educazione della nonna.
Quel senso di cura, rispetto e delicatezza.
Strumenti relazionali.
Competenze emotive e cognitive.
Competenze, non tratti superflui.
Non va dimenticato, le competenze hanno valore e producono valore.
Competenza è valore
Un’alta dirigente in vista di una possibile superpromozione era stata inviata a fare un “percorso” per rivedere le proprie soft skills relazionali e renderla più adeguata al nuovo possibile scenario di lavoro. Brava, ma troppo aggressiva e impulsiva le dicono gli invianti dai piani alti.
È arrivata da me e già dava da pensare come inviava mail e messaggi per concordare l’appuntamento: per il contenuto, per la forma e per le non risposte.
La totale assenza del banale buongiorno, il banale grazie e buona serata.
Dettagli sì, ma che come tutti, i fanno la differenza.
Indubbiamente tante responsabilità, molte riunioni e scelte da prendere freneticamente e per tutto il giorno vista la posizione nell’organigramma attuale e potenziale.
Però, a dirla tutta, da brava manager si allenava 3-4 volte a settimana e poi sempre da brava manager faceva gare e maratone.
Il tempo per quello c’era. E a proposito di tempo… 1-2 secondi massimo… Non è il tempo sotto il quale ci si gioca il podio in una competizione sportiva, ma quello necessario per aggiungere in una mail un Buongiorno, un Mi scusi non le ho più risposto o un Grazie anche a lei.
Migliaia di euro di percorsi formativi.
Ragionamenti.
Mappe concettuali.
Strategie comunicative.
Certamente anche molte slides.
Ma le competenze relazionali e sociali?
La cura ed il rispetto?
Forse sarebbe stato sufficiente quello che faceva l’anziana terapeuta con un progetto educativo precoce ed individualizzato.
Un lavoro realizzato attraverso reiterati e focalizzati interventi cognitivo-comportamentali nell’hic-et-nunc.
Tipo? Dì grazie al gelataio. Chiedi scusa. Alzati e lascia sedere la signora incinta.
Grazie nonni.
Psicologo Psicoterapeuta
Centro Clinico di Psicologia Caltanissetta Buratti