Si dice che essere genitori sia il mestiere più difficile del mondo, nessuno te lo insegna, non esistono manuali di istruzioni o regole d’oro da seguire.
I genitori si sentono messi a dura prova fin dalla nascita del bambino; un figlio infatti rappresenta la prima grossa crisi a cui la coppia va incontro; l’equilibrio a due, creato in diversi anni di relazione, si rompe per lasciare spazio a una terza persona.
Non sempre il passaggio dalla coppia moglie & marito a mamma & papà si presenta liscio e regolare. Le insidie sono dietro l’angolo; per esempio, se la dimensione genitoriale, è mal gestita, può travolgere quella coniugale mettendola in ombra e facendole perdere l’originale brillantezza.
In altri casi è la paura di sbagliare, di combinare danni irreparabili nei confronti dei figli a far da padrona, appesantendo il clima nella casa e la relazione di coppia.
Altre volte ancora, il legame tra la mamma e il figlio diventa così rigido ed esclusivo da far sentire l’uomo inutile sia come padre che come marito.
Il fatto che siano le donne a partorire può generare un inconscio diritto di possesso del bambino a danno del legame col padre e della stessa relazione di coppia.
Potremmo andare avanti a descrivere innumerevoli situazioni che logorano le relazioni familiari; il punto è che non è necessario essere “genitori perfetti” basta essere “sufficientemente buoni” se vogliamo dirla alla Winnicott, lo psicoanalista che più di tutti ha esplorato la relazione genitore-figlio.
Detto questo, come si diventa un genitore sufficientemente buono?
Per prima cosa è necessario fare i conti con i propri genitori; tutti hanno in mente un modello di genitorialità appreso osservando cosa accedeva nella famiglia di origine, un certo modo di essere madre o padre. Dopo di che, alcuni insegnamenti sono trattenuti, altri evitati, altri rimodellati e fatti propri.
Fare i conti con se stesso in quanto essere umano, ovvero il carattere del genitore, la sua personalità, le paure, le risorse, il suo modo di funzionare e di reagire alla situazioni.
Fare i conti con la propria relazione di coppia, indipendentemente dall’essere sposati, separati o conviventi. A volte un figlio crea la crisi, appunto perché rompe un equilibrio, altre volte semplicemente fa emergere uno stato di malessere pre – esistente mettendolo in luce.
Fare i conti con gli impliciti, con le parti più inconsce, con tutti quegli atteggiamenti non consapevoli costruiti nel tempo e che determinano il modo di leggere la realtà e dare un significato alle cose.
In ultimo fare i conti col proprio figlio, partendo da chi è Lui: una persona separata dal genitore, con un proprio carattere, dei bisogni e desideri spesso difficili da condividere, con un modo di comunicare spesso difficile da capire se il genitore non riesce a staccarsi dal proprio punto di vista.
Proprio a fronte della complessità delle variabili in gioco il genitore può aver bisogno di un colloquio o di un percorso costruito ad hoc che lo supporti nella gestione delle problematiche relative al rapporto con i figli, indipendentemente dall’età; perché anche se solitamente l’adolescenza viene indicata come il periodo più faticoso a livello relazionale, i problemi possono insorgere prima o dopo.
Il Centro offre colloqui parere per la risoluzione di una situazione specifica, ben definita e circoscritta che non necessita di una presa in carico o di un percorso specialistico più approfondito.
Il Centro offre consultazioni di coppia specialistiche rivolte a genitori che stanno affrontando un momento di crisi nella gestione dei figli e che necessitano di un intervento più strutturato.
Il Centro offre percorsi di gruppo in cui i genitori possono confrontarsi su tematiche specifiche relative alla gestione dei figli ascoltando e condividendo idee ed esperienze sotto la conduzione di nostri specialisti esperti in dinamiche relazionali e familiari.