FIGLI E PAGNOTTE… STARE FERMI SPESSO E’ PIÙ’ DIFFICILE CHE FARE QUALCOSA. GENITORI e ADOLESCENZA
L’esperto panificatore ha sviluppato diverse competenze. Notti al lavoro. Migliaia di impasti fatti e osservati. Molti riusciti. Diversi scartati.
Tentativi, osservazioni e ragionamenti hanno sedimentato sensibilità e capacità di intervenire con competenza.
Sa qual è il momento giusto per intervenire.
Sa cosa fare e perchè fare proprio così.
Sa quando non farlo.
E sa anche quando non fare proprio niente. Quando DEVE stare fermo e lasciare che l’impasto lavori da solo. Sa che se tocca non va bene. Non accelera i tempi perchè ha imparato che interferirebbe con lo sviluppo.
Attende e fa altro. Meglio occuparsi d’altro. Passa ai croissant.
Una piega doppia, una tripla e poi l’attesa. Pure per loro l’attesa.
Aspetta fiducioso, pur in assenza di garanzie.
Anche l’agricoltore con volto e mani segnate sa quando lavorare il terreno e quando lasciarlo a rigenerarsi.
Il medico condotto sa che certi processi non si possono accelerare.
In fondo, guardando da una certa distanza, è anche curioso. Si tratta più spesso del previsto di non fare nulla.
Esserci. Osservare, giusto un po’. Non troppo. Attendere. Meglio facendo altro. Passa prima. Come il tragitto per le vacanze.
Eppure è difficile. Eppure serve.
IL LAVORO CON I GENITORI DEGLI ADOLESCENTI
GENITORI: Dottore abbiamo provato a non dire nulla a nostra figlia…È stato faticosissimo per noi. Tener duro. Contrarre la pancia e le mani e non dire o fare nulla. Andare via. Non ha idea che fatica! Però da sola si è accorta dei suoi errori e si è messa sotto…
PSICOTERAPEUTA: Bravi!
GENITORI: Si ma non sa che fatica!
PSICOTERAPEUTA: Si che lo so. È difficile anche per noi psicoterapeuti anche se non sono figli nostri!
La funzione genitoriale ed il sostegno alla genitorialità lavorano anche su questa capacità di attendere fiduciosamente e rispettosamente.
Donald Winnicott, psicoanalista dell’infanzia e dell’adolescenza, scriveva che gli adolescenti (ma non solo) talvolta devono essere lasciati a maggese. Lasciati senza fare nulla. E, spesso, anche per un tempo non definibile a priori.
Con pazienza, fiducia e rispetto. Magari solo qualche piccolo aiuto su richiesta qua e là.
Anche l’esperta nonna genovese dopo aver impastato la focaccia la lascia lì a lievitare. Poi dopo un po’ la pressione con i polpastrelli per creare i tipici buchi pieni di olio, acqua, sale e farina da spolvero. Finita la pressione la lascia ancora lì. E nuovo tempo prima di infornare.
Torniamo agli adolescenti, ai figli, lasciati a maggese.
Provano. Sperimentano. Oziano. Poi osano. Sbagliano. Negano. Pensano di nascosto. O si raccontano ai peer. Poi correggono il tiro.
Poi basta, perchè rimessi in moto, l’adolescenza procederà. Magari con qualche pit-stop ma si completerà.
È stato un processo non semplice e non immediato. Per nessuno.
Fatto di tensioni, rotture e cose nuove emerse progressivamente.
Non può essere indolore o senza carica emotiva. Del resto ci vuole una bella pressione per rompere la crosta e lievitare.
Da questo punto di vista adolescenti e impasti forse sono meno lontani di quanto si possa immaginare.
Prima non si vede nulla. I lievitisti la chiamano maturazione. Avvengono cose non osservabili ad occhio nudo. Cellule e processi si moltiplicano. Silenziosamente.
Poi si vedono i primi cambiamenti. Poi sempre di più. La lievitazione si è completata. E l’adolescenza pure.
E il giovane adulto, trovando la sua strada, può tornare ad aprirsi in casa.
Certo, per i panificatori è più facile, con tutte quelle pagnotte per sperimentare.
Psicologo Psicoterapeuta
Centro Clinico di Psicologia Caltanissetta Buratti