Facciamo quindi un po’ d’ordine.
E’ legittimo per il genitore chiedere al figlio e allo psicoterapeuta ciò che si è trovato a domandarsi dal proprio osservatorio di genitore. Ciò che ha notato; a condividere ciò che ha capito, vivendo insieme al figlio da sempre, o sta capendo meglio.
Al contempo è doveroso per il figlio dare una qualche forma di risposta e aiutare il genitore a comprendere. Per darsi la possibilità di essere aiutato, il ragazzo, deve dare al genitore la possibilità di capirlo.
Dall’altra parte, è doveroso per il genitore sia chiedere sia rispettare i tempi del figlio, le sue difficoltà nello spiegarsi e nel farsi conoscere.
Come è legittimo che il figlio abbia a disposizione un tempo per mettere a fuoco come spiegare le cose di sè.
A volte, parlare e spiegarsi può essere semplice, altre volte può essere impegnativo per entrambi. Del resto spiegarsi è un lavoro come lo è distendere le pieghe di una cosa stropicciata e aggrovigliata.
Possiamo quindi concludere che l’attenzione dovrebbe spostarsi dal Si può chiedere? oppure Voglio sapere! al In che modo posso chiedere?
La prima cosa è trovare/costruire il tempo giusto: quando io non sono così stanco che non ascolterei nulla e scatterei al primo sussulto… e quando tu sei nella condizione di tranquillità che ti permette di rispondere… e allora a questo punto non importa se siamo in cameretta, a cena, a passeggio al parco o in pizzeria davanti a una birra.
E poi, ovviamente, che parole usare… ma ancora di più, quali non usare perchè, conoscendoci bene, sappiamo quelle che innescano temporali e quelle che ‘passano la dogana’.
E’ inoltre molto importante che, chi si assume la responsabilità di chiedere Come va dallo psicologo? Si assuma anche la responsabilità di reggere la risposta.
Non sempre quello che verrà ascoltato sarà facile da comprendere. Non è facile ascoltarsi e nemmeno raccontarsi. A volte il contenuto potrà essere confuso, poco chiaro; chi risponde alla domanda infatti, può fare fatica a trovare le parole giuste o il coraggio di dire, anche solo per la preoccupazione di essere frainteso o di un uso improprio di quanto rivelato.
Altri invece, riusciranno coraggiosamente a parlare raccontando cose difficili da dire quanto da ascoltare e che potranno turbare o dispiacere l’ascoltatore.
Prima di chiedere dunque è necessario creare uno spazio di ascolto, di silenzio interiore, per poter accogliere senza giudizio (e pregiudizio), lasciarsi toccare e magari trasformare. Facendosi anche guidare dall’altro in questo cammino.