ANORESSIA: LA FAME DI PERFEZIONE
L’anoressia è tante cose e nasconde tanti significati.
Può essere tradotta come una drammatica ricerca di perfezione o un’angosciosa tendenza all’eccellenza.
Una lotta tra l’indipendenza e la paura di non farcela ad affrontare la realtà, di non essere in grado di affrontare la vita autonomamente.
Un continuo senso di fallimento, dettato dal non sentirsi mai abbastanza… abbastanza magra, abbastanza brava, abbastanza bella, abbastanza voluta.
Ed è proprio questa imperfezione a essere punita attraverso continui attacchi al corpo.
Digiuni massacranti, esercizi fisici oltre il limite della sopportazione, condotte di espulsione e compensatorie che mettono a rischio la vita, sono i sintomi tipici di questo disturbo del comportamento alimentare.
Ogni forma di piacere è bandita, che sia nel cibo, nelle relazioni, nella quotidianità.
La persona che soffre di anoressia trova l’unica soddisfazione nella privazione masochistica. Più resiste alla fame e agli sforzi più si sente potente e capace.
Più dimagrisce e diviene trasparente, più si sente forte e consistente .
Attraverso il suo tenace sacrificio riesce a ottenere ciò che è convinta di non poter ricevere in modo diverso: lo sguardo dell’altro, le sue cure, le sue attenzioni.
L’ANORESSIA DA UN PUNTO DI VISTA CLINICO
In termini clinici, l’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare in cui la perdita del peso rappresenta il sintomo dominante e di certo il più rischioso per la salute generale.
Il forte dimagrimento, infatti porta ad alterazioni a livello cardiaco, muscolare, nervoso e osseo.
Impatta sugli organi generando per esempio ipotensione, stipsi, lesioni dentali e ovviamente gravi ripercussioni sul ciclo mestruale, che nei casi conclamati tende a interrompersi.
Tra i principali sintomi dell’anoressia possiamo inoltre osservare la paura di ingrassare, la messa in atto di comportamenti compensatori che interferiscono con l’aumento di peso (uso di lassativi e diuretici, vomito, esercizi fisici) e un’alterazione del modo in cui viene visto e vissuto il corpo.
Non è un caso che l’esordio sia prevalentemente in adolescenza, periodo di profonda crisi, in cui l’individuo è alle prese con la costruzione della propria identità, con un corpo che cambia e con un forte bisogno d’indipendenza e separazione dai genitori. Tutto lo obbliga a misurarsi con le proprie risorse e insicurezze.
In certi casi quindi, il disturbo alimentare, diventa una risposta al disagio adolescenziale e alla difficile domanda “Chi sono io?”. L’adolescente si aggrappa al disturbo per sentire di esistere
Gestendo il suo corpo perché sente di non sapere gestire il suo mondo interiore e ciò che lo circonda.
Io sono anoressica. Che altro potrei essere altrimenti?
L’adolescente trova così nel suo disturbo un mezzo per imporsi, per definirsi come soggetto e l’anoressia diventa identitaria.
Sebbene il disturbo compaia prevalentemente in età adolescenziale, è in aumento il tasso di esordio prima dei 10 anni, o in età tardiva, dopo il matrimonio o la nascita dei figli.
COME SI COMPORTA LA RAGAZZA AFFETTA DA ANORESSIA?
Uno dei tratti distintivi dell’adolescente affetta da anoressia è la negazione del problema e del suo comportamento disfunzionale.
Il corpo non appare mai abbastanza magro, non vi è alcuna preoccupazione circa le dannose conseguenze per la salute, al contrario… ogni kg perso è fonte di soddisfazione, di senso di potere, benessere e forza.
Il controllo del peso diventa un’ossessione, difficilmente espressa a parole, ma facilmente visibile allo sguardo attento di chi gli sta accanto.
Ogni alimento è scelto in base all’apporto calorico, ogni pasto, o assunzione di liquidi, è preceduto e seguito da una pesata sulla bilancia. Molte volte il cibo viene sminuzzato e masticato più volte.
L’esercizio fisico è stremante; spesso le ragazze si costruiscono degli attrezzi utilizzando ciò che hanno a casa, per esempio, sacchi pieni di libri come pesi.
Tutto deve essere sotto controllo. Nulla può sfuggire di mano. Neanche le emozioni. Per questa ragione spesso la ragazza anoressica appare riservata e chiusa. Il suo eloquio è povero di aggettivi, si attiene ai fatti e alla loro descrizione, proprio per evitare qualsiasi contatto con le emozioni.
Non stringe nuove amicizie, fatica a mantenere le vecchie. Si nasconde e per questo a scuola vive isolata.
L’iperattività nello studio e negli hobby contrasta con un’espressione triste e vuota.
Nei rapporti con la famiglia, principalmente con la mamma è irritabile e ipercritica.
Il TRATTAMENTO
La cura dell’anoressia prevede un intervento multidisciplinare, ovvero la collaborazione tra diversi professionisti: psicoterapeuta, medico internista, nutrizionista, medico di famiglia; spesso è necessaria la consulenza di un neuropsichiatra infantile uno psichiatra. Nei casi più gravi, laddove l’intervento ambulatoriale non risulta sufficiente o manca una reale collaborazione da parte della paziente e della sua famiglia, è previsto il ricovero.
Particolare attenzione viene rivolta anche alla famiglia, coinvolta in tutte le fasi, dall’aggancio alla cura fino alla riabilitazione. Nel caso delle adolescenti, infatti, sono proprio i genitori a dover richiedere una terapia per anoressia Milano il prima possibile ed essere garanti del proseguo del trattamento (nel prossimo articolo affronteremo in modo approfondito come il genitore deve comportarsi in questi casi). Non possiamo aspettare che sia la ragazza a chiedere autonomamente e costantemente aiuto.
E’ evidente che l’obiettivo del trattamento non è solo la ripresa del peso, ma la conquista di un nuovo modo di pensare che permetta alla ragazza di sentirsi protagonista della propria vita, di ritrovare piacere nelle relazioni, e infine… di amarsi senza obbligarsi a farsi del male.
di Elisa Buratti
Centro Clinico di Psicologia Caltanissetta Buratti