DOLORE CRONICO: UNA MALATTIA, NON SOLO UN SINTOMO
Il dolore cronico è ritenuto una delle maggiori criticità in area sanitaria.
Il dolore per molto tempo è stato considerato solo un sintomo, ma negli ultimi decenni il mondo scientifico lo ha classificato come una malattia a sé stante, anche se non ancora adeguatamente trattato.
Tutti nella vita hanno avuto almeno una volta esperienza del dolore, ad esempio il mal di testa, cioè di un dolore acuto che ha una durata limitata nel tempo.
Si parla di dolore cronico quando la sensazione dolorosa si mantiene oltre il “normale” tempo di guarigione, ha una durata imprevedibile e spesso diventa soggettivamente invalidante.
Il dolore cronico viene descritto come una “esperienza sensoriale ed emotiva”, proprio per sottolinearne la dimensione soggettiva e l’importanza del significato che ogni individuo attribuisce alla propria esperienza.
La definizione di dolore secondo IASP -Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore- è “un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole, associata a un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta come tale”.
Si tratta dunque una realtà complessa dal punto vista clinico e umano, dove la percezione individuale di un cambiamento del proprio stato di salute gioca un ruolo importante nello spingere la persona a chiedere auto.
CONVIVERE COL DOLORE CRONICO
I soggetti con dolore cronico lamentano un cambiamento del loro stile di vita e un peggioramento della sua qualità. Ogni normale faccenda della quotidianità diventa insostenibile, dall’occuparsi della casa, della famiglia, del lavoro, con ovvie ripercussioni sull’assetto psicologico, sociale e relazionale.
La problematica dolore ricorre frequentemente anche nella Medicina di Base, si stima che le persone affette da sintomatologia dolorosa si rechino negli ambulatori medici nel 30-40% dei casi. Le malattie più comunemente associate sono, ad esempio, quelle osteoarticolari, le cefalee, le patologie muscolari, le neuropatie, i tumori.
Il termine ‘cronico’ non è quindi solo un indicatore temporale che permette al medico di fare diagnosi, ma si riferisce soprattutto alla condizione invalidante a livello di vita quotidiana per chi ne è affetto.
IL DOLORE E LA SOFFERENZA DELLA PERSONA
Per il clinico è sempre importante comprendere come gli aspetti psicologici e quelli organici interagiscono nel dare luogo ad un sintomo, ad una malattia, così come è importante comprendere quali significati la persona attribuisce alla propria esperienza di malattia.
I fattori psicologici giocano un ruolo importante nella storia e nel mantenimento del dolore cronico. L’esperienza del dolore è sempre accompagnata da emozioni e credenze che sono uniche per ciascun individuo. Attenzione però, con questo non si intende che il dolore cronico sia puramente un “fatto mentale”, molti pazienti si sentono infatti trattati da “malati immaginari”, ma si intende invece che la mente ha il potere di aggravare o alleviare la condizione patologica.
Da ciò si evince che aspetti cognitivi ed affettivi influiscono sulle sindromi dolorose; anche la memoria del dolore, come il ricordo di spiacevoli sensazioni dolorose, può influenzare la percezione di un nuovo stimolo doloroso.
Si parla quindi di una condizione di sofferenza globale per il soggetto che ne è affetto e per coloro che gli stanno vicino, si tratta di un dolore non solo fisico ma anche emotivo e spirituale.
La presa in carico del soggetto è multidisciplinare ovvero prevede diversi livelli di cura (farmacologico, psicologico, trattamenti specifici ecc..) e quindi la collaborazione di più specialisti. E’ stato reso noto come la psicoterapia focalizzata sulla gestione del dolore attraverso tecniche di terapeutiche specifiche sia di grande aiuto quando associata a un’adeguata terapia farmacologica; non di secondaria importanza è anche il supporto psicologico e psico-educativo alla famiglia per aiutare l’intero sistema ad accettare la malattia e costruire insieme nuove modalità per la gestione della sofferenza.
Psicologa Psicoterapeuta