DROP-OUT SPORTIVO: QUANDO LO SPORT NON DIVERTE PIU’
Con “drop-out sportivo” si intende il fenomeno di abbandono precoce della pratica sportiva.
È trasversale a tutte le discipline, riguarda soprattutto i ragazzi tra i 13 e i 16 anni e si stima che in Italia colpisca circa il 30% dei ragazzi in questa fascia d’età.
Tale problema è stato ampiamente studiato e affrontato da psicologi dello sport e da addetti ai lavori, che ne hanno individuato le cause. La letteratura riporta come principali motivi di abbandono:
- Problemi di studio;
- Tempo libero inesistente;
- Allenamenti troppo duri;
- Competizione eccessiva;
- Problemi con gli allenatori;
- Distanza dall’impianto sportivo;
- Nascita di altri interesse extra-sportivi.
Sebbene sia stato apparentemente facile scoprire le motivazioni del drop-out ed elaborare statistiche per studiare la portata del fenomeno, l’abbandono sportivo rimane un problema attuale, ancora di più in questo periodo di emergenza post COVID-19.
Sono pochi gli autori che hanno provato a fornire delle possibili soluzioni, e sono ancora meno quelli che hanno proposto progetti di intervento concreti e vicini alla realtà delle Società Sportive per contrastarlo!
Mi ritrovo a interrogarmi su questo tema in qualità di psicologo, ma anche come atleta e dirigente di una Società sportiva che milita nel campionato di Serie A1 Nazionale (Waterpolo Milano Metanopoli).
In questi anni ho potuto vedere con i miei occhi quanti compagni di squadra e quanti miei atleti abbandonavano lo sport afflitti dalle motivazioni precedentemente elencate.
Ho visto ragazzi di grande talento smettere di divertirsi e abbandonare la pallanuoto e suppongo che questo sia esperienza comune a tutti gli sport, siano essi individuali o di squadra.
COME COMBATTERE IL DROP-OUT SPORTIVO? IL RUOLO DEGLI ALLENATORI
Credo che il concetto che vada approfondito per capire davvero il drop-out sportivo sia quello di “longevità dell’atleta”, che consiste nella cura e nell’attenzione che dirigenti, allenatori e genitori devono avere nell’accompagnare il ragazzo nello sviluppo sportivo, emotivo e fisico per renderlo il più longevo possibile.
Sono proprio queste tre figure a giocare un ruolo fondamentale nel proseguimento dell’attività sportiva degli atleti: non significa convincerli a non abbandonare lo sport, piuttosto significa creare tutte le condizioni necessarie affinché il terreno sia fertile per continuare!
È già dal 1982 che Martin parla di “fasi sensibili” dello sviluppo del bambino, ovvero quelle fasi in cui l’organismo del bambino è pronto ad apprendere in maniera più che brillante determinate capacità motorie-coordinative e capacità psicofisiche. Sebbene questa teoria sia insegnata ai tecnici di ogni Federazione, spesso e volentieri vediamo allenatori che non la tengono in considerazione quando hanno “in mano” gli atleti più piccoli. Gli allenatori devono essere competenti non solo nel conoscere le tattiche migliori per battere l’avversario, ma soprattutto nella gestione degli atleti!
COME COMBATTERE IL DROP-OUT SPORTIVO: IL RUOLO DEI GENITORI
Gli stessi genitori spesso investono i propri figli di aspettative troppo forti da sostenere, ignorando che il talento va coltivato senza fretta.
A questo proposito sono utilissimi incontri informativi rivolti alle famiglie per spiegare loro che tipo di cultura dello sport ha la Società, su cosa lavorano gli allenatori e su quale sia il loro compito sportivo-educativo nei confronti dei ragazzi.
COME COMBATTERE IL DROP-OUT SPORTIVO: IL RUOLO DEI DIRIGENTI
A tirare le fila di un lavoro così attento agli atleti ci devono necessariamente essere dirigenti illuminati, abili non solo a far andare avanti la Società Sportiva da un punto di vista organizzativo.
Se riescono a promuovere una cultura dello sport incentrata sulla cura anche psicologica dell’atleta, se riescono a selezionare solamente allenatori davvero competenti e se riescono ad informare i genitori degli sforzi fatti e da fare, avranno di sicuro anche un ritorno economico importante… Viste le condizioni nelle quali la maggior parte delle Società Sportive riversano, intervenire sull’abbandono sportivo può e deve divenire un valore aggiunto anche da quel punto di vista!
È solo con un lavoro così impostato che i ragazzi andranno avanti a divertirsi e a praticare l’attività sportiva che spesso iniziano per obbligo dei genitori. “Se faccio il giusto percorso la passione mi rimane!”
di Marco Morelli
Psicologo e Dirigente sportivo Waterpolo Milano