TEMPO LENTO
LA VELOCITA’ CHE RUBA IL TEMPO
Uno dei fili rossi che si dispiega nel tempo, tra la prima rivoluzione industriale e quella informatica, è l’esaltazione della velocità.
L’accelerazione delle attività lavorative, consentita dal progresso, avrebbe dovuto lasciare abbondanti riserve di un tempo “nostro”, disteso e lento. Abbiamo strumenti per rendere tutto più veloce, eppure l’impressione è quella di avere sempre meno tempo.
Il tempo lento è merce rara; rallentare, un’utopia.
PERCHE’?
L’accelerazione che domina l’innovazione tecnologica si è impadronita anche dei nostri gesti quotidiani. Come se l’incalzante ritmo a cui spesso siamo abituati fosse diventato fine a se stesso.
O forse l’horror vacui (l’orrore del vuoto) esiste davvero e noi, creature fragili ed effimere, che viviamo come fossimo invulnerabili ed eterni, passiamo la vita a distrarci, a stordirci, cercando di schivare la nostra caducità. O, meglio, cercando di schivarne il pensiero.
CORAGGIOSAMENTE, RALLENTARE
Forse però possiamo almeno provare a rallentare il passo, anche se in fondo ci spaventa.
Il tempo lento è lì, a portata di mano. Lo si trova, ad esempio, accanto a un infante che dorme.
Rallentare e rallentare fino quasi a stare fermi, accorgendoci che in realtà stiamo camminando ancora: non fuori da noi, ma dentro di noi. Calarsi dentro di sé come in un pozzo, lasciare emergere l’abisso: ci turba, ma possiamo coglierne la meraviglia.
Scenderemo così da quel tapis roulant sul quale ci siamo a lungo affannati stando fermi, sospesi in una serie senza senso di istanti.
CAMMINARE DENTRO DI NOI
Abbiamo dentro (dentro alla mente, dentro al cuore, all’anima, nella psiche) campi di fiori selvatici e di erba al crepuscolo. Il tempo lento ce li lascia conoscere uno ad uno. Occorre un tempo che sia lento, infatti, perché ogni angolo si schiuda, occorre un tempo lento perché il nostro sguardo lo colga.
E ogni manciata di terra, ogni sassolino, ogni goccia d’acqua, ogni seme appartiene alla nostra vita: è una parte di noi, familiare o inesplorata; è l’apertura alla scoperta, all’incontro inatteso; è il timore, la tenerezza, il dolore.
Passeggiare nella vita con profonda e attenta curiosità, essere presenti alla vita, ci fa sentire non più soli, non più vuoti: in compagnia di noi stessi e del mondo intorno.
ABBIAMO BISOGNO
Franco Arminio ha scritto:
“Abbiamo bisogno di contadini, / di poeti, gente che sa fare il pane, / che ama gli alberi e riconosce il vento. / Più che l’anno della crescita, / ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. / Attenzione a chi cade, al sole che nasce / e che muore, ai ragazzi che crescono, / attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato. / Oggi essere rivoluzionari significa togliere / più che aggiungere, rallentare più che accelerare, / significa dare valore al silenzio, alla luce, / alla fragilità, alla dolcezza.”
Psicologa Psicoterapeuta
Centro Clinico di Psicologia Caltanissetta Buratti