DIVENTARE GENITORI NELLA GIOIA E … IN IKEA
Ci siamo incontrati e da subito amati. Abbiamo affrettato i tempi per poter stare insieme ogni istante. Abbiamo progettato una casa ancora prima di pensarla.
E’ un istinto quello di cercare una dimora, il luogo in cui sentirsi protetti.
E così, come i passeri in primavera iniziano a svolazzare gioiosi e canterini alla ricerca di ramoscelli e fili di paglia per costruire il nido, anche noi abbiamo iniziato le interminabili domeniche all’Ikea.
Forse meno bucolico, ma Ikea evoca il senso di famiglia, la certezza che ci sia spazio per tutti anche in 20 metri quadri.
E quando arriviamo alle camerette, sarà la stanchezza, sarà la felicità di sapere che dopo lo spazio bimbi ci sarà il ristoro con le polpettine Ikea, tanto indigeste quanto deliziose, inizia a costruirsi naturalmente l’idea di allargare la famiglia. Di diventare genitori.
Non osiamo pensare che Ikea incentivi le nascite, ma un articolo si intitolava: “Natalità in calo? La soluzione si chiama “modello Svezia”…parliamone.
UN KALLAX O UNA BILLY?
Ma forse non è ancora tempo. Siamo in due e formiamo un uno.
Ci bastiamo al momento.
Affrontiamo la prima difficoltà: il montaggio dei mobili Ikea quando la brugola non ha abbastanza spazio per girare o quando prendiamo l’unico pezzo non interscambiabile e lo posizioniamo proprio nel luogo sbagliato.
Ma l’amore ci fa affrontare questa difficoltà e ci sentiamo forti e allegri ridendo dei nostri gesti maldestri e di quelli del partner…
Funzioniamo insieme…non c’è che dire.
Forse è il momento di diventare genitori.
LA DECISIONE DI DIVENTARE GENITORI
Clock…giunge il momento.
Un altro istinto primordiale, quello di sopravvivenza.
E abbiamo preso la decisione di diventare genitori… nella maggior parte dei casi… Chi naturalmente, chi con l’aiuto della scienza, chi attraverso l’adozione, almeno una volta tutti ci abbiamo pensato.
E iniziamo una sfrenata danza di corteggiamento.
Siamo consumati da questa idea. Sveglie programmate per fare l’amore nell’orario più indicato, appuntamenti dagli specialisti per programmare le cure di stimolazione, colloqui per l’idoneità all’adozione.
Ma siamo pronti, ci sentiamo forti e generosi, in grado di donare il surplus di amore.
Altre interminabili domeniche da Ikea dove scopriamo letti che contengono letti che contengono altri letti…fasciatoi transformer che diventano scrivanie d’ufficio e i mobili componibili Trofast con le loro vaschette colorate portaoggetti che nessun genitore può dimenticare nella propria lista.
La costruzione del nido per accogliere il nostro piccolo va avanti con l’attesa del suo arrivo.
Ancora occhi negli occhi e mano nella mano.
Danziamo in un sogno e tutto sembra leggero e divertente.
SIAMO PRONTI A DIVENTARE GENITORI! O NO?
Arriva…siamo pronti ad accoglierlo.
Ma dopo un minuto ci accorgiamo che forse…ecco…probabilmente non siamo prontissimi.
Alcuni mentono molto bene. Talmente convinti che sia del tutto naturale, soffocano il disagio che evoca quel pianto a squarciagola che non contiene parole, a volte qualche vocale. E così tentiamo di far leva sul nostro istinto di accudimento e soddisfare il suo bisogno improvvisando
Una sirena di allarme…accompagnata dal quel buon profumo che emana come qualsiasi cucciolo animale.
Sono le sue armi di difesa e di richiamo.
Dopo la prima settimana insonne, percepiamo che qualcosa è cambiato.
Non abbiamo molto tempo per danzare con il partner…non abbiamo tempo per accudirci…non abbiamo tempo per altro se non per lui. Ormai siamo diventati genitori. Non c’è spazio per altro.
Uno sguardo veloce attraverso la porta a chiedere: hai voglia?
Le occhiaie e un grugnito la risposta senza parole.
Ma presto la richiesta diventa un’abitudine e la risposta scontata.
Tanto che quello sguardo che prima era dotato del super potere di attraversare i muri per arrivare fino all’altro, ora è incollato ad uno schermo per avere qualche minuto di relax.
Sono momenti ci diciamo, del tutto naturale.
Ma alla fatica si aggiunge lo stress dato dalla consapevolezza che quell’esserino dipende da noi in tutto e per tutto…e per molti anni…
Saremo in grado di essere tanto generosi?
La natura ci viene incontro è vero e tutti questi suoni e profumi e novità sorreggono comunque il nostro rapporto.
Alcuni però, quando il profumo di borotalco inizia a sentirsi appena, e il cucciolo inizia a muovere i suoi passi verso l’autonomia, si guardano intorno.
Come al suono di una sveglia, così di colpo, vediamo il partner e ricordiamo il suo nome.
CI CHIAMAVAMO MAMMA E PAPA’… ECCO IL PROBLEMA!
Ci chiamavamo mamma o papà e nel letto un piedino, una gambina, un braccino di troppo non ci hanno aiutato a mantenere la fiammella accesa.
La domanda è sempre più un’abitudine e la risposta ormai implicita.
Non abbiamo più momenti di intimità…e forse sì, forse c’è una crisi.
Ci sentiamo inadeguati nel vedere gli altri genitori tanto attivi, innamorati mentre noi ci guardiamo appena.
I discorsi ruotano intorno alle attività dei figli, alle scadenze, agli impegni.
A correr dietro a tutto ci si dimentica presto il motivo per cui si è lì: il surplus di amore.
Ora ne abbiamo poco per noi stessi perché il tutto è verso i figli…per il partner a volte un senso di disagio.
I figli crescono, sempre Ikea con le stanzette più grandi. Noi invecchiamo e rimandiamo sempre il momento in cui potremo dedicarci a noi stessi e all’altro.
Ma iniziamo a sentire il bisogno di appoggiarci in sicurezza a qualcuno…e solitamente non al partner.
Cosa è mancato? Dove abbiamo perso la gioia di danzare insieme? E perché, dato che la scelta di creare una famiglia è stata una scelta d’amore?
La crisi si prolunga per molto tempo senza opporsi, senza affrontarla. Il tutto si dice per la serenità dei figli che intanto osservano e ascoltano e a volte si sentono responsabili vittime del gelo e dell’insoddisfazione.
Alcuni dopo anni di malcontento decidono di separarsi perché si accorgono di colpo che il partner non è quello che pensavamo che fosse.
Altri si allontanano per bisogno di solitudine che una famiglia naturalmente non permette di avere.
E’ il nucleo elementare della società umana. In quanto nucleo non è scindibile.
Mentre all’inizio il nucleo alimentava il nostro amore, ora ci percepiamo come due distinti, a volte anche fin troppo diversi.
C’è un’alleanza che stringono tra di loro i lupi. Una moltitudine che si fa unità per tutelare ogni suo membro.
ASPETTIAMO UN ISTANTE
Aspettiamo un istante e ascoltiamoci. Anche se decideremo di separarci, anche se siamo in crisi profonda, anche se avremmo desiderio di libertà, saremo sempre una famiglia perché insieme dovremo tutelare ogni membro.
Separati o ancora insieme per la vita, dovremo prenderci cura l’uno dell’altro, per creare un ambiente protetto ai nostri figli che abbiamo desiderato sentendo quel surplus di amore.
Allora non c’è una classifica del più bravo o meno bravo, non ci sono orecchie d’asino o medaglie; a volte si riesce a stare insieme e affrontare le crisi altre volte non riusciamo.
Non esiste una bacchetta magica per far tornare tutta la bellezza di un tempo, ma ricordiamoci quell’amore così imponente che ci ha unito prima di ingaggiare guerre; domandiamo, dialoghiamo, lasciamo da parte un minuto il nostro ego ferito e afflitto e semplicemente sentiamoci famiglia.